N° 37

 

IL GUANTO DELLA SFIDA

 

(PARTE QUARTA)

 

        

LE CONSEGUENZE

 

Di Carlo Monni

 

1.

 

 

            Quello che è successo prima: mentre a New York Tony Stark ed i suoi soci Dwayne Taylor e Danny Rand combattono un’accanita battaglia per impedire una scalata ostile di Tiberius Stone alla REvolution, Katherine Finch (la figlia naturale di Tony e Joanna Nivena) dopo aver assistito all’ennesimo litigio tra sua madre ed il suo patrigno decide di fuggire da Chicago decisa a raggiungere il padre a New York.

            L’autobus su cui è riuscita a salire finisce fuori strada durante l’attacco degli Z’Nox[1] e Kathy scompare nei presi di Cincinnati, in Ohio.

            Michael O’Brien, Capo della Sicurezza della Stark Solutions ed Iron Man a mezzo servizio si mette sulle tracce della ragazzina, ignaro che Gordon Clay e Isobel Aguirre, due giornalisti del settimanale Now hanno trovato una pista che li conduce ad un circolo di pedofili. Qualcosa va storto, però, perché Clay viene raggiunto da un colpo di pistola al petto e Isobel è catturata.

            Dopo un tempestoso Consiglio dei Direttori della REvolution, Tony riesce a far nominare James Rhodes nuovo presidente del gruppo, peccato che questi stia attualmente sperimentando problemi nella sua identità di War Machine durante un tour in Africa alle prese con gli annosi problemi di quel continente.

            Nel frattempo a New York, Tony Stark, grazie all’aiuto del suo altro figlio, Philip Grant, noto anche come “il Corvo”, è riuscito a ritrovare il segnale del microchip sottocutaneo che ha fatto impiantare a Kathy e che gli permette di rintracciarla dovunque lei sia

            Ed è questo punto che ritroviamo gli attori del nostro piccolo, grande dramma.

 

 

La parete s’infrange ed il primo ad entrare è un uomo dentro una familiare armatura color rosso e oro, seguito da altre persone che indossano le uniformi del pronto intervento delle forze di Polizia.

<<Dov’è?>> chiede una voce metallica da cui, comunque traspare una nota d’ansia e preoccupazione.

            La sola risposta che riceve è una raffica di proiettili che para con il suo stesso corpo. Uno dei proiettili, rimbalzando, colpisce uno degli sparatori che si accascia al suolo.

<<Stupidi!>> è il lapidario commento di Iron Man mentre con una scarica di repulsori abbatte i tre uomini che rimangono in piedi davanti a lui, poi si rivolge ai poliziotti alle sue spalle: <<Ora tocca a voi signori.>>

            Nel giro di pochi minuti la task force composta da F.B.I., Polizia di Stato dell’Ohio e Polizia di Cincinnati ha cominciato lo sgombero del locale, liberando tutti i prigionieri, tra cui ragazzi e bambini di ogni età e sesso. Iron Man li esamina attentamente ed alla fine scuote la testa..

-Non è qui?-gli chiede l’Agente Speciale del F.B.I. Robert Nash.

<<No e non capisco perché. Il microchip sottocutaneo che le è stato impiantato consente di localizzare m… la figlia di Mr. Stark dovunque si trovi e ci ha guidato qui, in questo covo di pedofili. Doveva essere qui.>>

-Un dispositivo sottopelle in grado di rintracciarti ovunque? Brrr. Non sono sicuro che mi piacerebbe averlo addosso.-

<<Non ricordo di aver chiesto la sua opinione, Agente Nash. Ora mi scusi, ma devo lavorare.>>

E cosa pensa che stiamo facendo noi comuni mortali? Pensa l’Agente Nash scrollando la testa.

            Nel frattempo Iron Man, apparentemente immobile, è, in realtà, isolato dal resto del mondo e sta comunicando con il suo nuovo programma di Intelligenza Artificiale:

-Antigone, diagnostica dei sistemi: devo sapere se il microchip impiantato a Kathy Finch funziona regolarmente.-

<<Eseguito, signore. Il microchip è acceso ed il segnale lo localizza esattamente alle coordinate indicate.>>

-Non è possibile io sono qui e lei non c’è.-

<<Ripeto: i dati immessi sono corretti.>>

-Eppure…-

            Tony Stark si blocca. Impartisce un ordine cibernetico alla sua armatura e mentre lo fa non si accorge del sopravvenire del suo collaboratore ed amico Michael O’Brien.

-Tony…-

<<Non adesso.>> replica bruscamente Iron Man <<Ci sono quasi.. ah ecco!>>

            Qualcosa di molto piccolo, quasi invisibile all’occhio umano, scintilla tra le dita guantate di ferro del Vendicatore Dorato.

-Che cos’è?- chiede O’Brien.

<<Il microchip impiantato a Kathy. Qualcuno glielo ha tolto e lo ha lasciato qui… per depistarci.>>

-Ma com’è possibile? Credevo lo avessi creato apposta in modo impedirne la localizzazione e la rimozione.-

<<Lo credevo anch’io… ma evidentemente sbagliavo. Chiunque ci sia riuscito è un genio dell’elettronica. A questo punto chiaro che chi ha fatto questo non è un normale rapitore di bambini: sapeva chi era Kathy e sapeva cosa cercare… e voleva che anche noi ne fossimo consapevoli. Ha lasciato il microchip qui apposta perché io lo trovassi.>>

-Quindi non fa parte di una rete di pedofili.-

<<No, a questo punto non lo penso neanch’io.  Non gli importa se questa gente viene scoperta ed arrestata. Ci ha guidati fin qui e deve essersi divertito a farlo. Beh, che rida quanto vuole, perché io lo troverò e se avrà fatto del male a Kathy farà meglio a desiderare di essere morto..>>

            Così dicendo Iron Man si leva in volo lasciandosi alle spalle un dubbioso Mike O’Brien.

 

.Altrove, quasi nello stesso momento. La porta di una stanza si apre e la ragazzina che vi è rinchiusa ha un sussulto quando vede la figura di un uomo stagliarsi nel vano della stessa.

-Calmati ragazzina.- lesi rivolge l’uomo –Se avessi voluto farti del male l’avrei già fatto, non credi? Dovresti essermi grata, invece, dopotutto ti ho salvato da un fato davvero terribile, puoi credermi. .Se non fossi intervenuto io per comprarti, a quest’ora chissà cosa ti avrebbero fatto quei pervertiti.-

            Kathy Finch lo osserva mordendosi le labbra, poi, alla fine si decide a parlare:

-Che cosa vuoi da me? Tu… non…non sei come quegli altri.-

-Mio Dio, proprio no. A quest’ora, a proposito dovrebbero essere tutti in prigione. Avrei potuto ucciderli personalmente e mi avrebbe dato anche molta soddisfazione, ma in quel momento mi avrebbe complicato un po’ le cose. Così, invece, ho fatto fare tutto il lavoro a tuo padre ed ai suoi sgherri.-

            Se Kathy è impressionata dall’indifferenza con cui l’altro parla di uccidere altri esseri umani, fa certo del suo meglio per non darlo a vedere, invece gli chiede:

-Perché mi hai presa con te?  Vuoi un riscatto dai miei genitori?-

-Oh, sono sicuro che sia il grande Tony Stark che l’illustre Howard Finch pagherebbero senza discutere qualunque cifra, ma non sono i soldi che voglio.-

-E allora cosa vuoi? Fammi tornare a casa.-

-Ci tornerai, ragazza, hai la mia parola, ma non subito. Prima tuo padre dovrà stare un po’ sui carboni ardenti e la cosa, credimi, mi diverte molto.-

 

 

2.

 

 

            Negli uffici del responsabile della sicurezza della Stark-Fujikawa, Philip Grant detto il Corvo è intento ad uno dei suoi passatempi preferiti, ovvero introdursi furtivamente via internet in siti ultraprotetti, quando la porta della sua stanza si apre e ed entra un alterato Tony Stark.

-Voglio sapere cos hai combinato.- tuona

-Ehi che ti prende, vecchio?- replica il Corvo –Che ci fai qui e di che Diavolo stai parlando?-

-Il chip di Kathy è stato rimosso.- ribatte Tony -Tu ne conoscevi l’esistenza e sapevi che lo stavo usando per rintracciarla.-

-E pensi che sia stato io ad informarne i suoi rapitori? Datti una calmata paparino. Non sono mai stato uno stinco di santo, è vero, ma non mi abbasserei mai ad un rapimento, non è il mio stile.-

-Tu conoscevi la frequenza del chip e…-

-E sono anche lo stesso che ti ha aiutato a rintracciarla dopo che tu l’avevi persa, ricordi? Hai mai provato a pensare che c’è in giro qualcun’altro capace di rintracciare le frequenze del tuo chip e rimuoverlo?-

            Tony si blocca: in effetti, non ci aveva proprio pensato. Si è precipitato qui da Cincinnati in preda alla rabbia ed alla frustrazione, ma adesso che ci ripensa, deve ammettere che il ragazzo non ha torto: di gente in grado di riuscirci ne conosce diversa, il Mandarino, per esempio e non solo lui.

-Che sta accadendo qui?-

            Sul vano della porta è apparso Morgan Stark, accompagnato da Ling McPherson, l’affascinante cinese americana che ricopre il ruolo di Capo della Sicurezza della Stark-Fujikawa.

            Morgan entra nella stanza e punta l’indice destro contro il petto di Tony.

-Ascolta Tony…- gli dice -… tu sarai anche un azionista di minoranza ed un membro del Consiglio, ma Kenshiro Fujikawa ha messo me a capo della baracca e tu non puoi entrare qui e fare i tuoi comodi. Non sei più il capo qui dentro e forse non sei nemmeno gradito.-

-Uhm… Va bene cugino.Mi dispiace di essere entrato senza permesso, soddisfatto? Il fatto è… - Tony sospira, esita, poi continua -… è che… Kathy… mia figlia è scomparsa… è stata sicuramente rapita anzi ed io sono un… un po’ nervoso.-

-La ragazzina di Chicago? E chi è stato?-

-Vorrei saperlo.-

-Beh, naturalmente questo cambia tutto. Ti capisco se sei un po’…. Uhm…alterato.-

-Bene, bene.-interviene il Corvo –In questo ritrovato clima di concordia familiare, direi che è il momento buono per suggerire un po’ di sana collaborazione per ritrovare la mia piccola sorellastra perduta.-

-Direi che sono parole di vero buon senso.- aggiunge Ling.-

-Uhm… certo, certo.– borbotta Morgan –Tony, il tuo Iron Man ha salvato mio figlio quando lo avevano rapito. Non voglio che si dica che sono un ingrato. Naturalmente tutte le risorse della S-F sono a tua disposizione fino a che non avremo ritrovato tua figlia. Dopotutto è pur sempre una Stark. Miss McPherson, se ne occupi personalmente.-

-È proprio quello che pensavo di fare.- commenta Ling –Tu sei d’accordo, vero Tony? Sai di poterti fidare di me, spero.-

-Ma certo, Ling, sei sempre stata un’ottima amica.-

-Mentre voi vi scambiate complimenti…- interviene sarcastico Philip Grant -… io vorrei mettermi già al lavoro. Non si sa mai, magari in rete c’è qualche indizio utile.

-Si, giusto.- Tony esita, poi… -… Prima sono stato troppo duro con te, ma non ragionavo bene.Ti ringrazio per esserti offerto di aiutarmi.-

-Nessun problema. È chiaro che sei preoccupato: in circostanze normali non ti scuseresti così facilmente con nessuno.-

            Tony rimane un attimo a bocca aperta, poi dice:

-Probabilmente hai ragione. Ho un carattere difficile… e temo che in questo ci somigliamo... figliolo.-

            E Philip Grant non trova nulla da replicare a quest’affermazione.

 

            Certe volte Jim Rhodes si domanda perché continui a ficcarsi in certe situazioni. Questo viaggio in Africa era cominciato come un favore a Rebecca Bergier, dirigente dell’Osservatorio sui Diritti Umani della Fondazione Maria Stark ed attualmente anche Direttore ad interim della stessa Fondazione. Si trattava di controllare le voci sui massacri nei campi profughi ai confini della Rudyarda, un ex colonia britannica che dal crollo della sua politica di apartheid era precipitata in una guerra civile tra le varie etnie indigene ed alcune fazioni della minoranza bianca in un “tutti contro tutti”.. Nei panni di War Machine, Rhodey ha protetto un ospedale da campo di un’organizzazione umanitaria internazionale da un raid di una delle fazioni in lotta, ma sa bene che ciò che ha fatto ha solo intaccato la superficie del problema. Prima di tornare negli U.S.A. è sua intenzione riuscire a scovare informazioni sui canali attraverso cui i combattenti si procurano le armi. Per certe cose i contatti di Jim Rhodes valgono più dei poteri di War Machine ed è per questo che ora si trova su di una specie di piccolo blindato in compagnia di gente dall’aria non troppo raccomandabile.

-Davvero non mi aspettavo di vederti qui, Rhodey.-gli sta dicendo un uomo seduto davanti a lui, un americano, come si capisce dal suo accento.-Ormai t’immaginavo in giacca e cravatta a dirigere consigli di amministrazione. Un bel cambiamento da quando rischiavamo la vita per lo Zio Sam, eh, tenente?-

-Non sono più un tenente da un pezzo e non credo che i Marines sentano troppo la mia mancanza… o la tua, McKenna. Per rispondere alla tua domanda. Forse sono qui perché voglio vedere se sono ancora un uomo d’azione.-

 Ah, non mi pare affatto che ti sia imbolsito, Rhodey.- replica l’uomo di nome McKenna –Vorrei, però, capire perché sei così interessato alla pista delle armi. A quanto ne so, il tuo boss, Stark, è uscito dal giro da un bel po’ d’anni, quindi cosa c’è sotto?-

-Ti ho già spiegato che….-

Qualunque cosa Rhodey avesse intenzione di dire, non ha l’occasione di finire la frase: la ruota anteriore destra dell’automezzo urta contro qualcosa di sporgente e subito dopo una mina, o forse più d’una, esplode sotto di loro.

 

Ad un continente ed almeno 8 fusi orari di distanza verso est, un uomo che Jim Rhodes conosce molto bene è del tutto ignaro dei problemi del suo amico, anche perché è piuttosto preso dai propri.

Si possono usare molti termini per definire Harold Joseph Hogan, Happy per gli amici, e tra queste c’è sicuramente: “Testardo come un mulo”. Le ultime settimane non sono state affatto facili per lui: prima ha rischiato di bruciare vivo, poi è rimasto in coma per diverso tempo, quindi è stato trasformato in mostro ed ora che è sulla via della guarigione le cose stanno procedendo troppo lentamente per lui. Questo spiega perché, in barba a tutte le raccomandazioni dei medici, si è alzato dal letto ed ha camminato con passo incerto fino alla finestra, dove ora sta cercando di non pensare alla testa che gli gira ed al senso di nausea strisciante.

-Lei è proprio incorreggibile, Mr. Hogan.- la voce dell’infermiera ha un tono sferzante, ma, forse, anche divertito –Basta che distolga lo sguardo da lei un minuto e lei subito fa di testa sua.-

-È lei, infermiera Jenkins… o siete in due? Non ne sono troppo sicuro.-

-Se è un tentativo di fare dell’umorismo non ha funzionato granché.- replica Georgia Jenkins –Su, si appoggi a me e torniamo a letto.-

-Vuol dire che mi farà compagnia sotto le lenzuola? Non la facevo tipo da proposte così ardite.-

-Ed io non la facevo il tipo da battute così idiote. Darò la colpa al suo stato di salute.. Ora si sdrai senza discutere e non si muova fino all’arrivo del fisioterapista o dovrò farla legare al letto.-

-Lei davvero uno zuccherino, miss Jenkins.-

            Suo malgrado Georgia abbozza un sorriso mentre dice:

-Faccia un favore a tutti e due, Mr. Hogan, dorma.-

-Gli amici mi chiamano Happy.- risponde lui abbandonando la testa sul cuscino.

-E chi le dice che io sia sua amica… Happy?-

Non si direbbe a vederlo, ma l’espressione sul viso di Happy è quanto di più simile ad un sorriso è capace di fare.

 

 

3.

 

 

            È stata una brutta notte per Tony Stark, agitata come poche volte gli è capitato nella sua vita. Più di una volta mentre cercava di prendere sonno ha sentito montargli fin nella gola il desiderio di alcool. Il suo autocontrollo ha fortunatamente retto Dopotutto non sarebbe stato di certo utile a sua figlia da ubriaco.

            Sua figlia… ripensare a lei gli ricorda pesantemente lo sguardo di Joanna quando, al ritorno da Cincinnati, ha dovuto dirle che la loro figlia era ancora dispersa e che ne aveva perduto le tracce. La consapevolezza di averla delusa, di aver fallito è troppa da sopportare per lui, sempre così fiero di avere una soluzione per ogni problema.

            Ci sta ancora pensando, mentre consuma con poca convinzione una colazione preparatagli da una discreta domestica, quando nella stanza entra Pepper Potts, assieme al loro comune figlio adottivo Andy.

-Lascia che te lo dica, Tony…- lo apostrofa la rossa sedendosi davanti a lui -… hai davvero un pessimo aspetto.-

            Tony resta in silenzio e Pepper prosegue:

-Non è colpa tua quel che è successo..Non potevi farci niente.-

-Tu dici?- replica lui –Se Kathy è nei guai non è forse perché io sono suo padre? Anche Happy non sarebbe in ospedale se non fosse per colpa mia.-

-Vuoi piantarla, per favore? Il mondo non ruota attorno a te, Tony Stark. La gente fa le sue scelte e ne sopporta le conseguenze e tu dovresti fare lo stesso senza vittimismi. Il Tony Stark che conosco ed a cui voglio bene non perderebbe tempo a piangersi addosso, ma si darebbe da fare.-

-Giusta osservazione.-

            A parlare è stata Joanna Nivena Finch, che, entrata nella stanza, si ferma davanti al carrello della colazione e si versa un succo d’arancia riprendendo a parlare:

-Se c’è un responsabile della fuga di Kathy, quella sono io: ho permesso ai contrasti con mio marito di arrivare al punto di rottura e sono stati i miei figli a pagarne il prezzo.-

-Io penso che invece di addossarci le colpe dovremmo agire tutti uniti per trovare una soluzione.- commenta Pepper.

            Finalmente Tony abbozza un sorriso.

-Hai ragione Pepper e non sei stata l’unica a dirmelo in questi giorni. Non ho intenzione di arrendermi, credimi.-

            In quel momento squilla il telefono e Tony risponde senza esitare. Dall’altra parte la voce ben nota della sua assistente e Capo del Personale, Bambi Arbogast:

<<Mr. Stark, guardi il TG della WWN, subito.>>

L’urgenza nella voce della donna è più che sufficiente a convincere Tony a sintonizzarsi sul canale giusto.

<<… disperso… Le voci secondo cui James Rupert Rhodes, neo presidente esecutivo del REvolution Group si troverebbe in Africa e sarebbe rimasto coinvolto in azioni di guerra non hanno finora trovato conferma. La nostra emittente è entrata in possesso di un filmato che, secondo l’autore, mostrerebbe Rhodes a bordo di un blindato in compagnia di un noto mercenario proprio mentre il veicolo sta urtando una mina.  Il portavoce della Revolution ha rifiutato di fare dichiarazioni…>>

            I guai non sono mai abbastanza, pensa Tony.

 

            Con una semplice pressione dell’indice destro Tiberius Stone spegne la TV e si rivolge alla sua socia:

-A quanto pare ci sono altri guai in arrivo per la REvolution.-

            Justine Hammer, seduta in una comoda poltrona di pelle, accavalla le gambe senza curarsi di risistemare la gonna, salita a mostrare un’abbondante porzione di cosce.

-E questo che vantaggi ci porterà? Non sei forse uno dei maggior azionisti della società, non facciamo entrambi parte del suo Consiglio? Potremmo averne dei danni anche noi.-

            Stone sogghigna mentre risponde:

-L’uomo d’affari accorto sa cogliere le migliori occasioni là dove altri non le vedrebbero. Non ho certo rinunciato a distruggere Tony Stark ed il discredito sull’attuale gruppo dirigente è proprio quello che… -

<<STONE!>>

            La voce metallica amplificate risuona forte e chiara all’interno della sala attirando l’attenzione di Stone e Justine verso l’ampia terrazza su cui sta atterrando una familiare figura color rosso ed oro. Senza alcuno sforzo Iron Man apre la porta finestra ed entra nell’attico.

-Immagino che tu sappia che ci sono leggi contro la violazione di domicilio, vero?-commenta Stone senza apparentemente perdere la sua freddezza.

<<Non sono qui per parlare Stone….>> replica Iron Man <<La figlia di Tony Stark è scomparsa, quasi certamente rapita e Mr. Stark mi ha incaricato di dirle che si se dovesse scoprire che c’è lei dietro al rapimento la farebbe pentire amaramente.>>

-Ah, suppongo che adesso dovrei tremare di paura e chiedere pietà.-

<<Stia attento, Mr. Stone, non porto quest’armatura solo per fare scena.>>

            Dalla piastra pettorale esce un raggio che respinge Stone e Justine contro una parete.

<<Mi sono spiegato?>>

-Perfettamente. Justine, cara, ti dispiace lasciarci soli e chiudere molto bene la porta alle tue spalle.-

Ne sei certo?- ribatte la donna –E se…-

-Tranquilla, Iron Man non intende davvero farmi del male e noi due abbiamo un paio di cosette da discutere in privato.-

            Justine Hammer storce la bocca.

-D’accordo...- dice infine -… ma se tra mezz’ora non avrò tue notizie chiamerò la Sicurezza e la Polizia e darò loro il video.-

<<Quale video.>>

-Quello ripreso dalle telecamere nascoste in questa stanza che documenta la tua aggressione nei nostri confronti… sorridi sei su Candid Camera.-

            Così dicendo Justine esce e chiude con evidente fragore la porta alle sue spalle.

            Stone si avvicina alla parete vicino alla porta e digita rapidamente dei codici su un pannello.

-Ecco fatto ora la stanza è completamente isolata ed insonorizzata, anche le telecamere sono spente. Adesso possiamo parlare con calma… Tony.-

<<Cosa? Io non…>>

-Andiamo, ti conosco bene sin da quando eravamo bambini. Certo ci sono anche altri che hanno indossato l’armatura, ma tu sei troppo egocentrico per affidarla semplicemente a dei sottoposti. Vuoi sempre controllare tutto di persona, quindi è chiaro che sei uno degli Iron Men, il principale, e lo sei sempre stato.-

<<Anche se fosse vero… e non lo sto ammettendo… cosa ti farebbe pensare che dentro quest’armatura non ci sia uno degli altri?-

-Perché non avresti lasciato questa scena a nessun altro e lo sai. Vogliamo giocare a carte scoperte?-

            Iron Man alza la visiera, rivelando il volto di Tony Stark.

-Ok, Ty…-dice  -… giochiamo con le tue regole. Ti ripeto quello che ti ho detto prima: se hai qualcosa a che fare col rapimento di mia figlia, ti spezzerò il collo senza tanti complimenti.-

-Si, ti credo. Tua figlia non è qui. Puoi perquisire l’intero edificio, se vuoi, te ne do il permesso, tanto sono certo che non troverai niente.-

            Tony gli lancia uno sguardo cupo, poi dice, riluttante:

-Si, ne sono convinto, ma tu stai attento Ty… ti terrò d’occhio e se finirò con lo scoprire che… -

-Si, si, ho capito, risparmiami la solfa ancora una volta, ti prego… e quando te ne vai chiuditi la porta finestra alle spalle, entrano troppi spifferi a quest’altezza.-

            Tony non replica e si riabbassa la maschera, voltando, quindi le spalle a Stone, che lo apostrofa:

-A proposito: entro stasera le maggiori emittenti nazionali e locali, per non parlare dei giornali, avranno il video di te che entri abusivamente in casa mia e mi minacci. Credo che farà una bella impressione nei TG serali e non sarà una buona pubblicità per te. Tranquillo., però, il tuo segreto è al sicuro con me. Nemmeno la mia socia, Miss Hammer, ed il suo paparino lo sanno. Dopotutto, a che serve sapere un segreto se anche altri ne sono al corrente?-

<<Ci rivedremo, Stone.>>

            Iron Man vola via e Tiberius Stone mormora tra se:

-Non aspetto altro, credimi.-

 

            Sente male dappertutto e questo è un buon segno, pensa Rhodey, perché se fosse morto non sentirebbe dolore. L’ultima cosa che ricorda è l’esplosione e dopo c’è solo il vuoto, il pozzo nero di cui amano parlare gli scrittori hard boiler quando fanno prendere una botta in testa ai loro personaggi.

            Gli ci vuole qualche altro secondo per rendersi conto che è sdraiato su una specie di brandina. Qualcuno lo ha preso mentre era svenuto, ma sono amici o nemici? Rhodey apre gli occhi e gli ci vuole solo un paio di secondi per mettere a fuoco la vista e riconoscere la figura accanto a lui: l’uomo di nome Frank McKenna.

-Finalmente!- esclama questi –Cominciavo a credere che non ti saresti più svegliato, tenente.-

            Rhodey si mette seduto con uno scatto e subito il suo corpo reagisce con un forte dolore alla testa ed un senso di vertigini e nausea che lui si sforza di ignorare.

-Mi conosci, sergente.- risponde –Sono duro a morire.-si guarda intorno ed infine si decide a domandare -Dove ci troviamo?-

-In uno dei campi di una fazione di ribelli. Non sono sicuro di chi: quelli del Nord che odiano quelli del Sud o forse quelli dell’Est che odiano quelli dell’Ovest. Non ci ho mai capito niente di queste cose.-

-Balle. Non saresti sopravvissuto tanto a lungo se non conoscessi i tuoi potenziali nemici, lo so bene. A proposito… che ne è degli altri?-.-

-Tutti morti. Quelli che non ha ucciso la bomba li hanno uccisi i nostri amici quando sono arrivati. Non vanno tanto per il sottile con i bianchi o con chi non è della loro etnia. Io e te siamo ancora vivi, perché prima che ci facessero fuori io gli ho detto chi eri e che se ci tenevano in vita avrebbero potuto richiedere un riscatto principesco.Il che, per inciso, li ha spinti a fornirti anche qualche sommaria cura.-

-Immaginavo qualcosa di simile. Bene, se non altro siamo vivi ed è già qualcosa. Appena a New York sapranno quello che ci è successo, i miei amici si daranno da fare.-

-Me lo auguro, perché con questa gente non si sa mai per quanto avranno voglia di tenerci in vita.-

            Rhodey si blocca colpito da un pensiero improvviso e si rivolge a McKenna:

-La mia valigetta… sai se è rimasta dove ci hanno trovato o se l’hanno presa?-

            McKenna scuote il capo:

-Onestamente, amico, non ci ho fatto caso, ero troppo impegnato a sperare che non mi facessero la pelle. E poi che differenza vuoi che faccia dov’è adesso quella valigetta? A meno che non fosse piena di soldi, non ci aiuterebbe di certo a tirarci fuori dai guai.-

            Qui ti sbagli di grosso, amico, pensa Rhodey sdraiandosi di nuovo. Nessuna bomba ordinaria può danneggiare la valigetta e l’armatura di War Machine depolarizzata che contiene. Se riuscissi ad attivarla a distanza, potrei toglierci tutti e due dai guai senza spendere un centesimo. Se il meccanismo di richiamo non è danneggiato ci proverò quando la stanza smetterà di girare e la testa di pulsare. Accidenti, se non torno a casa in tempo per il matrimonio sarà Rae ad uccidermi…davvero…

            Quasi senza accorgersene Rhodey scivola lentamente in un sonno profondo.

 

 

4.

 

 

            A parecchie miglia di distanza il sole raggiunge il suo zenit spargendo i suoi raggi sul promontorio di Clason Point nel Bronx e donando una particolare illuminazione ai capelli biondi ed agli occhi azzurri dell’ancor giovane donna che guarda fuori dall’ampia finestra della sala riunioni della sede della REvolution. Se poteste osservarla da vicino trovereste i suoi bei lineamenti stravolti dal dolore e dalla preoccupazione.

            Rebecca “Rae” Lacoste è sempre stata una donna forte, fiera ed indipendente e come a volte capita a quelle come lei, il giorno in cui si è innamorata sul serio è anche divenuta vulnerabile alle emozioni. Con James Rhodes era capitato proprio questo. Al principio era stata quasi una sfida, lo ammette senza problemi con se stessa. Lei, prototipo della donna bianca di pura stirpe anglosassone e lui, nero, rude, uomo d’azione. Si, all’inizio era solo una storia senza impegno, come tante nella sua vita, per esempio con Tony Stark: del buon sesso e qualche interesse in comune, poi tutto era cambiato e la loro storia era diventata sempre più importante, tanto da sopravvivere più intensa che mai dopo una lunga separazione e spingerli infine a decidere di sposarsi. Non ne avevano bisogno, la loro storia era già perfetta così, ma entrambi avevano voluto farlo. Forse, dopotutto, lei era più tradizionalista di quanto amasse ammettere. Il pensiero le strappa un involontario sorriso. Maledizione Rhodey, pensa, non osare farti ammazzare proprio adesso.

Improvvisamente la porta si spalanca ed entra Tony Stark.

-Tony, dov’eri finito?- chiede Pepper Potts.

-Avevo da fare.- risponde Tony evasivo, poi si rivolge ai presenti. Oltre a Rae Lacoste e Pepper Potts ci sono: Mrs. Arbogast, Capo del Personale e Bethany Cabe, Capo della Sicurezza. Curioso, pensa Tony, tutte donne e, esclusa Mrs. A, ho avuto una storia con tutte loro. Accantona quel pensiero e comincia a parlare –Notizie di Rhodey?-

-15 minuti fa è arrivato un comunicato di un sedicente Esercito di Liberazione della Rudyarda.- risponde Rae.-Hanno Rhodey e lo rilasceranno se pagheremo un riscatto di 200 milioni di dollari. Per ora non hanno detto altro.-

-È già qualcosa e lo faremo bastare.- replica Tony –Ora dobbiamo pensare a gestire quest’emergenza. In attesa del ritorno di Rhodey quest’azienda deve andare comunque avanti.-

-Immagino signore…- interviene Mrs. Arbogast -… che in attesa del ritorno di Mister Rhodes lei prenderà la guida del gruppo.-

            Tony sospira mentre risponde:

-Niente affatto, Mrs. A. Avevo detto che non intendevo più occuparmi operativamente della Società per dedicarmi alla ricerca ed alla famiglia e non intendo cambiare idea proprio adesso. Il Consiglio non ha fatto ancora a tempo a formalizzare le nuove nomine, pertanto… Rae….in qualità di Vice Presidente più anziano d’ora in avanti assumerai la guida della REvolution con tutti i pieni poteri operativi fino alla fine della crisi.-

-Io?- esclama sorpresa Rae –ma…ma non so… non credo di essere all’altezza.-

-Sciocchezze.- taglia corto Tony –Sei sempre stata una manager in gamba e te la caverai magnificamente. Ti suggerisco di cominciare subito. Puoi usare il vecchio ufficio di Rhodey se vuoi. Ora scusatemi, ma ho degli affari privati a cui badare. Se avete bisogno di me, mi troverete in laboratorio, almeno per un po’.-

Senza dare a nessuno il tempo di replicare, Tony esce dalla stanza, seguito da Pepper e dagli sguardi sorpresi delle altre.

-Complimenti.- gli sussurra la rossa –Per un attimo ho temuto che volessi nominare me presidente provvisorio.-

-Hai già troppe altre cose a cui pensare… nostro figlio, per esempio… e le altre società del gruppo. Rae era la scelta più logica… e poi se sarà occupata questo la distrarrà dal pensare a Rhodey ed a ciò che può succedergli… almeno per un po’.-

-Sul serio? Allora c’è ancora speranza per te, Tony Stark.-

            Stavolta tocca a Tony sorridere.

 

            Il luogo è un locale non molto distante dalla Stark Tower, in pieno centro di Manhattan e quindi decisamente costoso. Non che questo importi molto alle tre persone che siedono ad un tavolo riservato e protetto da un separé, visto che possono mettere tutto ciò che consumano nei rispettivi conti spese. Sono Mike O’Brien, Bethany Cabe, Ling McPherson, capi dei servizi di sicurezza rispettivamente della Stark Tower, della REvolution e della Stark-Fujikawa. Tutti e tre hanno un legame di affetto, riconoscenza o amicizia con Tony Stark ed hanno giurato di mettere insieme le loro risorse per rintracciare Kathy Finch.

-Il problema è che ne abbiamo perso le tracce dopo Cincinnati.- sta dicendo Mike –Chiunque l’abbia portata con se è stato molto ben attento a coprire le sue tracce, dopo averci guidato a quel covo di pedofili.-

-A proposito…- chiede Ling -… ci sono notizie dagli interrogatori degli arrestati?-

-L’Agente Nash del F.B.I. mi ha detto che ne hanno ricavato ben poco. Qualcuno ha, alla fine, ammesso che Kathy è stata lì, ma che quasi subito è stata, scusate il termine, “venduta” ad un acquirente molto generoso, uno mai visto prima ed il cui recapito Internet è risultato un vicolo cieco.-

-Tu pensi che non sia stato un caso e che quell’uomo cercasse proprio Kathy, vero?-

-Proprio così: un comune pedofilo non avrebbe mai potuto scoprire il microchip innestato nel cranio di Kathy e tanto meno rimuoverlo. Sapeva cosa stava cercando ed ha fatto in modo che noi trovassimo quel luogo. È uno molto in gamba, un professionista.-

-Si, sono d’accordo. Tu Beth, cosa ne pensi?-

            Bethany Cabe non risponde, è chiaramente distratta, come se la sua mente stesse inseguendo altri pensieri. Improvvisamente si alza in piedi e guarda oltre la tenda.

-Beth, tutto bene?- le chiede la sua vecchia amica.

            Lo sguardo di Beth si ferma su due donne che stanno passando davanti al locale, e d ora stanno prendendo un taxi: una bionda ed una mora. Alla fine risponde:

-Scusate… credevo di aver visto qualcuno che conosco.-

-Ed era vero?- chiede Mike.

            Beth si concede un mezzo sorriso prima di rispondere:

-No… assolutamente no.-

 

            Di questi tempi nel fiume Ohio si può trovare di tutto, ma di certo vedervi galleggiare il cadavere di un uomo non è cosa di tutti i giorni.

            Ci vuole un po’ di tempo perché il cadavere sia recuperato ed il medico legale mandato dall’Ufficio del Coroner della Contea di Hamilton constati che il decesso è apparentemente avvenuto per un colpo d’arma da fuoco al volto. L’identificazione del cadavere è resa problematica dall’assenza di documenti (di tutti i vestiti, a dire il vero) e dai danni fatti dalla ferita iniziale e dalla permanenza in acqua. Gli investigatori sperano di no, ma potrebbe rimanere uno dei tanti omicidi insoluti, una statistica di cui col tempo nessuno si curerà più.

 

 

5.

 

 

            Quando Jim Rhodes si risveglia, il sole ha già cominciato ad illuminare con la sua luce il paesaggio. Le ossa gli fanno ancora un po’ male, ma almeno la testa ha smesso di pulsare. In pochi attimi è completamente sveglio, si alza in piedi e si rivolge a McKenna:

-Cos‘è successo mente dormivo?-

-Niente d’importante… a parte il fatto che hanno mandato la richiesta di riscatto, 200 milioni di dollari hanno detto.-

-Hai uno strano concetto di quello che è importante, mi pare. 200 milioni di dollari? Alla fine non sono che dei volgari banditi.-

-Non lo direi troppo ad alta voce se fossi in te, amico. Probabilmente intendono usare quei soldi per comprare armi ed altri rifornimenti.-

-Questo non cambia molto le cose. Quanto ai soldi… nessuno alla REvolution è sicuramente disposto a pagarli senza discutere… e non la faranno passare liscia a questi qui.-

-Che c’è? Avete una specie di task force privata per casi di questo genere?-

            Rhodey sogghigna, mentre nella sua mente appare una visione di armature rosse ed oro.

-Qualcosa di simile, si.- risponde.

            Improvvisamente la porta della baracca dove i due prigionieri si trovano si apre ed appaiono dei miliziani armati con mitragliette. Quello più alto in grado dice qualcosa con voce stentorea.

            Rhodey è decisamente arrugginito con le lingue locali e si rivolge a McKenna:

-Che vuole?-

-Dobbiamo seguirlo.- risponde l’altro –Credo che vogliano farti girare un video. Una delle loro cose di propaganda o forse vogliono solo rassicurare i tuoi amici che sei ancora vivo.-

-Già mi immaginavo che avrebbero chiesto delle garanzie.-

            Gli uomini in uniforme impartiscono ancora i loro ordini e senza troppi complimenti spingono i due fuori dalla baracca.

-Mi vogliono come interprete, pare.- spiega McKenna. -Preparati per lo show.-

            Rhodey non risponde. In questo momento non ha voglia di battute spiritose: è fin troppo concentrato su come uscire da questa situazione. È sicuro che Tony sta già elaborando dei piani per liberarlo e vuole essere preparato per quel momento.

            Finalmente vengono spinti in un’altra baracca, più spaziosa delle altre. Quella del comandante, pare, un uomo che lo guarda con sguardo niente affatto amichevole. Sta dicendo qualcosa, ma Rhodey non gli bada. Sopra un tavolo ha visto una cosa che gli interessa molto di più: la sua valigetta.

 

            Una mano compone rapida un numero di telefono su un cellulare sicuro ed ecco rispondere una voce dal timbro fermo ed impersonale.

-Si?-

            L’uomo ascolta senza proferire parola, poi risponde:

-Va bene.-

            la conversazione termina e l’uomo che ha risposto ripone il cellulare, poi entra in una stanza vicina e si rivolge alla ragazzina spaventata seduta in un angolo:

-Tranquilla: stai per tornare a casa.-

 

            È quasi il tramonto quando la ragazzina di 12 anni dai capelli biondi e dall’aria stanca compare nell’atrio della Stark Tower. Al portiere viene quasi un mezzo colpo quando la riconosce, quindi si affretta a chiamare l’attico.

            Passano solo pochi minuti, prima che dall’ascensore superveloce esca la figura di Joanna Nivena Finch, che corre verso la figlia.

            Madre e figlia si stringono in un abbraccio liberatorio.

-Oh, mamma…-singhiozza -… io … mi dispiace.-

-Tranquilla tesoro.- replica sua madre accarezzandola –Ora è tutto finito.-

            Più tardi, nell’attico Kathy finisce di raccontare la sua storia anche a Tony.

-Mi dispiace.- insiste la ragazzina –Io volevo solo venire da te… Tony… non pensavo che…-

-E così quegli uomini non ti hanno… toccata?- le chiede la madre.

-No….loro volevano…. Ma poi… hanno detto che avrebbero aspettato… e poi è arrivato quell’uomo e mi ha… comprata… ha dato loro dei soldi e mi ha portata via.-

-Lui non ti ha fatto del male?- chiede Tony.

-No.- risponde Kathy –Lui… è stato gentile. Ha detto che… beh ha detto che quei porci avrebbero ricevuto la loro punizione molto presto e che io sarei stata al sicuro. Poi ha ricevuto quella telefonata e mi ha portata qui.-

-Sapresti riconoscerlo se lo vedessi?-

-Non lo so… dopo la prima volta ha sempre indossato un costume giallo e blu con una maschera che gli copriva tutta la faccia.-

-Capisco. Bene, ora ascolta Kathy. Sarai stanca. Vai a riposare. Domani ne riparleremo, va bene?-

            La ragazza fa cenno di sì con la testa. Tony continua a stringerle le mani e poi si china su di lei per baciarle una guancia. Kathy lo abbraccia e dice:

-Sono contenta di essere qui… papà.-

-Ed io sono contento che tu ci sia, piccola.- risponde Tony.

            Mentre Kathy sta andando in camera sua, Tony prende in mano un foglietto, lo stesso che aveva con se Kathy quando arrivata, infilato in una tasca della sua camicetta. Poche parole scritte al computer:

“Consideralo un regalo”

            La firma è solo un simbolo che Tony conosce bene, quello di un vecchio ed ostinato avversario: Spymaster.

 

 

EPILOGO

 

 

            Tony è seduto in veranda E guarda, senza realmente vederlo, il panorama di New York illuminato dalle prime luci della sera. I suoi pensieri sono rivolti a problemi molto personali: è felice che Kathy sia salva e sia con lui adesso, ma deve confessare a se stesso di non capire cos’è successo. Si sente abbastanza sicuro che Spymaster non è capitato in quel covo di pedofili di Cincinnati per caso. Cercava proprio Kathy, quindi, ma per conto di chi? Qualcuno abbastanza in gamba da avere la tecnologia per rintracciarla e per toglierle il chip, ma chi: il Mandarino? Non sarebbe nel suo stile probabilmente. Hammer? Non è un tipo così generoso. Troverà la risposta, ma non adesso. Ci sono altri problemi da risolvere, come il fato di Rhodey, per esempio. Si versa un altro bicchiere di Perrier ed alza lo sguardo giusto in tempo per vedere Joanna che viene verso di lui.

-Posso farti compagnia?- chiede la donna.

-Certo.- risponde lui –Se ti accontenti di brindare con l’acqua minerale.-

-Non sono una che beve molto, lo sai e sono contenta che tu abbia smesso.-

-Ci tengo alla mia vita.-

-E non ne senti mai la mancanza? Dell’alcool, intendo?-

-Tutti i giorni, ma vado avanti un giorno alla volta.- Tony Scrolla le spalle- Kathy?- chiede.

-Dorme.-risponde Joanna. Quel dottore che hai chiamato dice che ha subito un forte stress, ma nessun danno fisico. Credo che si rimetterà presto. È forte, sai? Ha preso il meglio di noi due credo.-

            Sorride e Tony ricambia il sorriso.

-Hai già avvertito tuo marito?-le chiede.

            Joanna si appoggia alla ringhiera e volta le spalle a Tony guardando verso l’orizzonte.

-No.- risponde infine –Non me la sono sentita. Lo farò domattina.- sospira –sai… fino a non molto tempo fa avrei voluto vedere morti quei due giornalisti che hanno rivelato che sei il padre di Kathy, ma oggi… sono felice che tu lo sappia e che tu ci sia per lei… e per me.-

-Joanna, io…-

-Ti prego… non dire niente… non adesso… domani magari.-

            Improvvisamente Joanna lo bacia e Tony non la respinge, dolorosamente consapevole dei suoi limiti e del fatto che, per quanto uno possa o voglia credere il contrario, nella vita non c’è mai veramente una fine.

 

 

FINE QUARTA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            E siamo giunti al termine anche di questo capitolo della vita del nostro eroe in armatura. Una fine anomala, lo ammetto, perché diversi fili narrativi rimangono in sospeso e verranno risolti negli episodi che seguiranno.

1)       Chi ha mandato Spymaster a salvare Kathy Finch e perché lo ha fatto? Alla prima domanda posso per ora solo rispondere che si tratta di un personaggio della saga di Iron Man che ben conoscete, ma la sua identità resterà un mistero ancora per un po’. Quanto alla seconda domanda, la risposta è ovviamente legata alla risoluzione della prima e quindi, ahimè, dovrete continuare ad aspettare una risposta.

2)       Se il cadavere trovato nel fiume Ohio è quello di Gordon Clay, allora che ne è stato di Isobel Aguirre? Gran bella domanda e prima o poi saprete anche la risposta. -_^

3)       Che ne sarà di Jim Rhodes ? Qui non c’è molto da attendere perché già dal prossimo episodio assisterete al trionfale ritorno di War Machine… o no? -_^

E a proposito del prossimo episodio: nuove e vecchie minacce per Tony e le sue aziende; la guerra divampa in Rudyarda ed un uomo solo non può fermarla; una poco tranquilla riunione di famiglia per gli Stark ed un’abbondante spruzzata di soap opera per guarnire il tutto.

      Voi ci sarete? -_^

 

 

Carlo



[1] Visto in Vendicatori MIT #66 ed in vari altre serie Marvelit